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    Sei qui:Home»Rubriche»Tendenze»Ricerca HP: sempre più cloud ibrido per le aziende
    Tendenze

    Ricerca HP: sempre più cloud ibrido per le aziende

    Di Laura Del Rosario18/06/2013Updated:12/01/2015Lettura 3 Min
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    Gli scopi che si vogliono raggiungere sono la riduzione dei costi, il favorimento dell’agilità e la velocizzazione dell’innovazione

    cloud_indagineHP

    Hp ha reso noti i risultati di un’indagine globale che rivelano un’accelerazione nell’adozione del cloud da parte delle aziende, un incremento significativo degli iinvestimenti nel cloud privato e l’affermazione di modelli di delivery ibridi, che saranno capaci di soddisfare le loro esigenze anche in presenza di requisiti organizzativi in evoluzione.
    Lo studio, condotto da Coleman Parkes Research per conto di HP, si è svolto con la realizzazione di 550 interviste a senior business e technology executive di grandi imprese (oltre i 1.000 dipendenti, 75 % del campione) e del mercato medio (dai 500 ai 1.000 dipendenti) ed ha interessato Nord America, Europa e Medio Oriente, Asia e America Latina.
    Secondo quanto rilevato dalla survey si prevede che entro il 2016 il 75 % dei servizi aziendali sarà basato su cloud, di cui il 39 % sarà costituito da cloud privato, il 21 % da cloud gestito, cioè amministrato da terze parti, e il 15 % da cloud pubblico. L’IT tradizionale rimarra comunque un modello di delivery chiave per il 25 % degli intervistati.
    Tassi di adozione così rapidi derivano dalle aspettative che gli intervistati ripongono nel cloud computing: riduzione dei costi (68 %), incremento dell’agilità (59 %), e miglioramenteo del servizio ai clienti/cittadini (55 %).

    Tuttavia, a fronte dei benefici attesi dagli intervistati, il 48 % delle aziende ammette di non aver condotto alcuna analisi sul ritorno degli investimenti dei propri progetti di cloud computing, mentre tra le aziende che dispongono di forme di misurazione, il 16 % afferma di servirsi esclusivamente di metriche per rilevare il “time to delivery”, mentre l’11 % misura le proprie implementazioni cloud calcolando il rapporto costi – benefici.
    Lo studio indica che, sebbene i budget continuino ad essere indirizzati verso le tecnologie cloud, le aziende desiderano utilizzare le architetture aperte estendibili a modelli di delivery privato, pubblico, gestito e tradizionale. Infatti, il 59 % degli intervistati ritiene che il cloud computing debba evolvere verso una piattaforma aperta.
    La ricerca ha inoltre sottolineato i fattori critici per l’implementazione di una strategia cloud e per la migrazione delle applicazioni nel cloud.
    In termini di barriere primarie all’implementazione di una soluzione cloud, gli intervistati hanno identificato: la definizione degli SLA (Service Level Agreement) (68 %), il rispetto di regolamenti e della governance (63 %), la gestione di problemi inerenti la sovranità dei dati (62 %) e l’identificazione del partner strategico corretto (62 %).
    Il 54 % delle aziende intervistate ha dichiarato di avere elaborato una strategia di cloud sourcing per il trasferimento delle prime applicazioni e dei primi carichi di lavoro nel cloud.
    Per le aziende che dispongono di strategia di cloud sourcing, le applicazioni più importanti da trasferire nel cloud risultano quelle di CRM (71 %), storage e backup del database (67 %) e archiviazione e storage (65 %), mentre le applicazioni finanziarie sono risultate le meno considerate per un trasferimento.
    In termini di funzionalità più importanti legate all’utilizzo del cloud pubblico in azienda, gli intervistati hanno indicato: la sicurezza (72 %), la presenza di SLA altamente specifici (61 %) e la capacità di gestire carichi di lavoro di livello enterprise (59 %); mentre l’uso di soluzioni basate su carta di credito (pagamento a consumo) è stato classificato come il meno importante, citato solo dal 39 % degli intervistati.

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    Laura Del Rosario

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