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    Le differenze inventariali costano alle aziende del settore Retail e GDO quasi 5 miliardi di euro

    By Redazione Top Trade17/11/20217 Mins Read
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    Lo studio “La Sicurezza nel Retail in Italia 2021” di Crime&tech, con il supporto di Checkpoint Systems, rivela l’ammontare e analizza le principali cause delle perdite e di altri problemi di sicurezza nel settore Retail e GDO in Italia

    Checkpoint Systems differenze inventariali

    Nel 2020, le Differenze Inventariali hanno causato una perdita per le aziende italiane del settore Retail e GDO di 3,48 miliardi di euro, pari all’1,41% del loro fatturato. Queste differenze derivano da furti, tra i quali prevale il taccheggio, e frodi ma anche da errori amministrativi, scarti, rotture e altre inefficienze operative. A questo valore va aggiunta la spesa che le aziende sostengono in misure di sicurezza o contrasto alle perdite, raggiungendo un costo economico totale pari a 4,97 miliardi di euro, l’equivalente di 84 euro per ogni cittadino italiano.

    Sono alcuni dei risultati dello studio “La Sicurezza nel Retail in Italia 2021 – Uno studio su perdite, furti e misure di sicurezza” (SCARICALO QUI) realizzato da Crime&tech, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto di Checkpoint Systems Italia, fornitore globale di soluzioni verticalmente integrate per il retail, e la collaborazione del Laboratorio per la Sicurezza. “Con questo progetto abbiamo voluto fornire un quadro completo della sicurezza nel settore Retail e GDO in Italia, capace allo stesso tempo di quantificare le perdite e fornire alle aziende e ai loro rappresentanti degli spunti di riflessione sulle soluzioni innovative (tecnologiche, analitiche e organizzative) più efficaci per minimizzarle” commenta Marco Dugato, Amministratore di Crime&tech e Ricercatore di Transcrime – Università Cattolica. “Questo lavoro sottolinea nuovamente il valore aggiunto che la cooperazione e la condivisione di informazioni tra mondo della ricerca avanzata e aziende può portare per migliorare la capacità di gestire e ridurre le perdite inventariali e altri problemi di sicurezza in uno dei settori più strategici e rilevanti della nostra economia”. 

    “Il supporto di Checkpoint Systems allo studio delle differenze inventariali procede ormai da oltre vent’anni e, vista la grande partecipazione a ogni edizione, ciò non può che renderci estremamente orgogliosi,” commenta Alberto Corradini, Business Unit Director Italy di Checkpoint Systems. “In questi ultimi anni di collaborazione con Crime&tech, il progetto di ricerca ha poi avuto un’importante accelerazione e siamo certi che tutto questo potrà essere utile ai retailer nel definire degli standard e delle strategie, ed inoltre ci aiuterà a fornire tecnologie innovative che migliorino la sicurezza dei loro business“.

     

    I dati presentati all’interno del report sono stati raccolti attraverso:

    • Un questionario online distribuito ad un campione di security manager appartenenti a 33 gruppi aziendali del settore Retail e GDO, per un totale di oltre 9.900 punti vendita;
    • L’analisi di informazioni su più di 150.000 singoli eventi criminali registrati in 756 punti vendita di tutta Italia tra il 2019 e i primi sei mesi del 2021.

    In particolare, il report ha evidenziato che:

    • Il valore del costo economico totale causato dalle differenze inventariali in Italia per il 2020, pari a 4,97 miliardi di euro, evidenzia un aumento rispetto al valore stimato per il 2017 che si attestava sui 4,8 miliardi di euro (80 euro per cittadino). I valori rilevati, tuttavia devono essere considerati con cautela in quanto le aziende possono adottare diversi me­todi per classificare e quantificare le perdite.
    • Le misure adottate in risposta alla pandemia di Covid-19 hanno avuto un effetto ambivalente sulle differenze inventariali registrare dalle aziende. Il 41% ha registrato un aumento delle perdite, mentre il 38% ha evidenziato una Tra coloro che hanno registrato un aumento delle differenze inventariali, i furti esterni sono riconosciuti come la causa che ha inciso maggiormente su tale risultato, seguiti da furti interni ed errori amministrativi.
    • Il 52% di queste differenze inventariali sono di natura sconosciuta, ovvero non è stato possibile attribuire delle cause certe a queste perdite. I risultati evidenziano come tra le aziende persistano modalità diverse di classificazione delle differenze inventariali e una differente capacità di raccogliere dati specifici sulle varie cause di perdita.
    • Concentrandosi sulle differenze con origine conosciuta, la causa più frequente è rappresentata dai furti esterni, fra i quali prevale il taccheggio, seguito dal furto di necessità e dal furto con scasso. La pandemia di Covid19 può in parte a spiegare l’aumento relativo al furto di necessità registrato nel 2020, soprattutto nella GDO.
    • Il valore medio della merce rubata o recuperata nei singoli episodi di taccheggio è pari a 48 euro, questo valore varia però significativamente in base ai settori merceologici considerati. I modi operandi più utilizzati dai taccheggiatori sono la rimozione delle etichette antitaccheggio e la tecnica del grab and run.
    • In Campania, Abruzzo e Lombardia si è registrata la massima incidenza di taccheggi per punto vendita tra il 2019 e i primi sei mesi del 2021, mentre, considerando il valore totale degli eventi registrati, le regioni più colpite risultano Lombardia e Emilia-Romagna.
    • I furti avvengono con maggiore frequenza nelle ore serali (dalle 18 alle 20) e nei fine settimana. Alcuni settori come Supermercati, ipermercati e Fai da te però presentano un numero rilevante di eventi anche all’orario del pranzo (dalle 12 alle 14) e durante la mattina.
    • Secondo i rispondenti al questionario, il 60% degli eventi di taccheggio sono riconducibili ad attività di Organised Retail Crime, ovvero all’azione di gruppi di due o più persone che si associano per derubare o frodare in altro modo le aziende del settore Retail e GDO in maniera pianificata, sistematica e ripetitiva, con la principale finalità di rivendere illecitamente la merce sottratta.
    • Per quanto riguarda le frodi esterne, i rispondenti indicano i resi fraudolenti, l’abuso di carte fedeltà e lo scambio di etichette dei prodotti come le modalità più comuni. Secondo quasi il 52% dei rispondenti si è registrata una crescita delle frodi online e tramite mezzi di pagamento, dovuta al maggiore utilizzo delle vendite online. Inoltre, si è registrato un aumento degli articoli non passati in cassa, favoriti dalla diffusione di strumenti di checkout alternativi.
    • Furti e frodi interne sono la seconda causa criminale delle differenze inventariali. Le modalità maggiormente rilevate sono il furto della merce ad opera di dipendenti, seguita dall’annullamento totale o parziale degli scontrini, dal reso di merce fraudolento e dalle frodi su scontistica o cambio valore dei prodotti. Cassieri e addetti alle pulizie risultano essere i dipendenti più frequentemente coinvolti. Relativamente ai furti e frodi da fornitori, prevalentemente stabili tra il 2019 e il 2020, i fornitori di servizi logistici e di altri servizi risultano i più coinvolti.
    • I prodotti rubati con più alto valore economico per settore merceologico sono: i capispalla (Abbigliamento), gli alcolici (Supermercati, ipermercati e Discount), le calzature (Calzature e accessori), gli smartphone (Elettronica di consumo) e gli utensili elettrici (Fai da te).
    • Studiando le cause di natura operativa, si evidenzia come gli errori amministrativi abbiano un’incidenza sulle perdite anche più alta dei furti esterni nel settore dell’Abbigliamento, mentre scarti e rotture, sfridi e merce scaduta hanno una rilevanza particolare nei Supermercati, Ipermercati e Discount.
    • Per contrastare queste perdite, solo nel 2020 le aziende hanno speso lo 0,6% del loro fatturato in misure di sicurezza, adottandone contestualmente diversi tipi e variandone il numero a seconda delle caratteristiche dei punti vendita.
    • Le misure di sicurezza a protezione dei punti vendita più adottate sono la videosorveglianza (97% delle aziende rispondenti), i sigilli alle porte e i controlli alle uscite di emergenza (90%), le barriere antitaccheg­gio (87%), i servizi di doorman o portierato (84%) e i sistemi di allarme gestiti da terze parti (84%).
    • Per quanto riguarda le misure di protezione dei singoli prodotti, le più utilizzate sono placche/etichette antitac­cheggio applicate in-store (83% dei rispondenti, di cui il 72% le applica in tutti i punti vendita), scaffali chiusi o vetrine (54%), e placche/etichette antitaccheggio alla fonte (48%).
    • I metodi per affrontare le minacce criminali e i problemi gestionali richiedono di essere aggiornati per rispondere alla crescente complessità delle nuove abitudini di consumo e al ruolo della tecnologia. Quindi è necessario adottare misure basate (a) sulla cooperazione interna (con altri dipartimenti aziendali) ed esterna (con altre aziende, fornitori e Forze dell’Ordine), (b) su un maggiore supporto tecnologico che usi strumenti integrati capaci di migliorare prevenzione e contrasto alle perdite e (c) su una continua formazione del personale.

    Questo report si pone come continuazione di precedenti analisi svolte a livello nazionale (La Sicurezza nel Retail in Italia, 2017) ed europeo (Retail Security in Europe – Going beyond shrinkage, 2019), con l’obiettivo di fornire un quadro aggiornato dei valori riguardanti le perdite e delle misure di sicurezza adottate nel settore Retail e GDO. In particolare, questo rapporto è la conclusione di un progetto più ampio che ha avuto inizio a fine 2020, articolandosi in diverse fasi, ognuna delle quali si è conclusa con la presentazione e pubblicazione di un rapporto.

     

    Lo studio è stato presentato oggi, martedì 16 novembre, durante il webinar dal titolo “La Sicurezza nel Retail in Italia”. Il report dello studio e i report precedentemente pubblicati sono disponibili sui siti ufficiali di Crime&tech e Checkpoint Systems.

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