Di seguito condividiamo un articolo di Carmelo D’Agostino, Principal Engineer – Field Applications Engineering, Western Digital nel quale spiega come le aziende possono evitare il blackout digitale, ovvero un’interruzione improvvisa delle infrastrutture IT che porta con sé conseguenze a livello aziendale non indifferenti.
Buona lettura!
Western Digital e il blackout digitale: come le aziende possono evitare disastri aziendali grazie a un’infrastruttura IT adeguata
Negli ultimi anni, sempre più grosse aziende hanno dovuto fronteggiare interruzioni estese, che vanno da attacchi cibernetici e guasti tecnici a errori umani o eventi naturali estremi. Nonostante i processi ed i sistemi digitali abbiano velocizzato e ottimizzato molte attività aziendali, essi restano suscettibili a diverse fragilità. Con la progressiva trasformazione digitale delle organizzazioni, diviene cruciale quindi prepararsi e scongiurare quello che si potrebbe definire un vero e proprio “blackout digitale”.
Un’interruzione digitale non è solo un inconveniente tecnico, ma una grave problematica operativa capace di frenare o persino bloccare le operazioni aziendali. Da guasti hardware e anomalie software a interruzioni nei centri dati ed attacchi cibernetici, ogni mal funzionamento dell’infrastruttura IT può generare una reazione a catena che colpisce ogni settore dell’organizzazione. Il flusso dati può arrestarsi, la produttività dei team e stabilimenti può diminuire drasticamente, la filiera logistica può essere intralciata e la soddisfazione del cliente può peggiorare notevolmente. Le interruzioni non rappresentano più eventi sporadici e isolati, ma si verificano con crescente frequenza e comportano costi sempre più elevati. Secondo Uptime Institute, il 54% delle organizzazioni ha riportato che l’ultima interruzione di rilievo ha generato perdite superiori ai 100.000 dollari, mentre il 16% ha subito danni economici superiori al milione di dollari. Per le imprese che operano con margini ridotti e tempistiche stringenti, anche un breve periodo di inattività può tradursi in conseguenze significative, sia in termini finanziari che di immagine.
I principali incidenti informatici possono essere evitati adottando processi più solidi, configurazioni adeguate, una supervisione più attenta e un’infrastruttura IT progettata correttamente. Sempre più aziende si affidano ai dati in tempo reale per gestire attività cruciali, che spaziano dal monitoraggio della produzione all’elaborazione degli ordini, dalla previsione della domanda fino all’analisi delle vendite. Il crescente utilizzo di soluzioni cloud, tecnologie basate sull’intelligenza artificiale e dispositivi IoT in quasi tutti i settori spinge le organizzazioni a dotarsi di infrastrutture IT sempre più complesse, resilienti, ridondanti, scalabili ed efficienti dal punto di vista energetico, per poter gestire in modo efficace l’aumento esponenziale dei dati e rispondere alle nuove esigenze operative.
Resilienza come strategia: una necessità, non un’opzione
Quali misure possono adottare le organizzazioni per prevenire il blackout digitale? La risposta sta in una mentalità orientata alla resilienza:
- Sistemi di ridondanza e fail-over. La ridondanza dovrebbe essere considerata un requisito fondamentale, non un optional. Le aziende devono destinare risorse all’implementazione di sistemi di fail-over, siano essi data center in modalità mirroring o soluzioni di storage ridondante in grado di subentrare automaticamente in caso di malfunzionamento dei sistemi primari. Un esempio efficace è rappresentato dall’adozione di un’infrastruttura cloud ibrida, che consente di garantire la continuità operativa dei sistemi mission-critical anche in presenza di interruzioni parziali, migliorando al contempo la flessibilità e la scalabilità dell’ambiente IT.
- Protocolli di backup e ripristino dei dati. Non è più sufficiente eseguire il backup una volta alla settimana. Sono fondamentali backup frequenti, automatizzati e verificati, archiviati sia on-premise che nel cloud. Per scongiurare il blackout digitale è altrettanto importante disporre di un piano di disaster recovery collaudato che delinei ruoli, tempistiche e processi in caso di guasto informatico.
- Prevenzione e Cybersecurity. Secondo il Cost of a Data Breach Report 2024 di IBM, il costo medio globale di una violazione dei dati ha raggiunto il livello record di 4,88 milioni di dollari. Tra i fattori che incidono maggiormente vi è la crescita dei “dati ombra” ossia di informazioni non mappate o non gestite correttamente. In un caso su tre, questi, infatti, sono stati l’origine in una violazione importante. Questo fenomeno crescente mette in evidenza come l’espansione incontrollata dei dati stia complicando ulteriormente la gestione della sicurezza informatica. Per mitigare tali rischi, è fondamentale adottare una strategia che includa verifiche di sicurezza regolari, formazione continua del personale, autenticazione a più fattori e architetture basate sul modello Zero Trust, capaci di limitare al minimo la superficie di attacco.
- Manutenzione predittiva grazie all’IA. Le aziende moderne stanno adottando strumenti basati sull’intelligenza artificiale per anticipare guasti hardware e malfunzionamenti di sistema prima che si verifichino. Grazie alla capacità di analizzare pattern di utilizzo, variazioni termiche e log di errore, l’IA è in grado di individuare tempestivamente segnali di allarme e segnalare rischi potenziali. Questo approccio di manutenzione predittiva, se integrato con analisi in tempo reale, consente di ridurre in modo significativo la possibilità di blackout digitale, migliorando l’affidabilità dell’infrastruttura IT e ottimizzando la continuità operativa.
- Sostenibilità e resilienza energetica. Se le aziende aspirano a operazioni più sostenibili, devono includere nella pianificazione anche la continuità energetica. La resilienza energetica non rappresenta più soltanto un obiettivo ambientale, ma si configura come un elemento essenziale per garantire la continuità operativa. L’adozione di fonti rinnovabili e la scelta di hardware IT a basso impatto ambientale contribuiscono non solo alla riduzione delle emissioni di carbonio, ma anche all’ottimizzazione del costo totale di proprietà (TCO). Ad esempio, l’impiego di HDD da 26 Terabyte (TB), rispetto ai modelli da 22TB, per implementare un’infrastruttura da 2 Petabyte (PB), permette di utilizzare il 15% in meno di unità, con un consumo energetico inferiore del 15% per archiviare la stessa quantità di dati.
Oggi, le interruzioni IT non sono più una questione di “se”, ma di “quando”. Se è vero che l’immunità totale è un obiettivo difficilmente raggiungibile, una preparazione adeguata può fare la differenza tra un semplice contrattempo e un’interruzione critica.
In questo contesto, la resilienza non è più una tematica riservata ai team IT: è diventata una priorità strategica che va discussa in sala riunioni. Le organizzazioni che sapranno integrare la resilienza nelle proprie strategie digitali saranno quelle meglio attrezzate per affrontare le sfide future con agilità, continuità e sicurezza.
di Carmelo D’Agostino, Principal Engineer – Field Applications Engineering, Western Digital