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    Il futuro del data center? E’ nel consolidamento

    By Redazione Top Trade12/07/20216 Mins Read
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    Spostare tutto nel cloud e spegnere i server? Per molto tempo si è pensato che questo fosse il futuro. La realtà invece dimostra che ci sono buone ragioni per tenere sotto controllo i dati aziendali ed eventualmente riportarli dal cloud, tutti o in parte. Non importa quale modello si sceglie ma il data center e l’infrastruttura di rete devono essere adattati alle esigenze

    Datacenter Cloud Rosenberger OSI

    Negli ultimi anni il tema della memorizzazione sicura dei dati, del cloud e dei datacenter è stato al centro dell’attenzione e oggetto di molte ipotesi più o meno avvalorate da ricerche di mercato: se da una parte si prevedeva la chiusura quasi totale dei datacenter a favore del cloud, dall’altra una stessa percentuale di aziende era dell’idea di riportare i dati dal cloud al datacenter per un maggiore e più sicuro controllo dei dati.

    In tempi più recenti questa diatriba tra pensieri differenti sembra aver trovato un punto di equilibrio con l’ambiente cloud ibrido, eletto come modello ideale per l’IT aziendale. Nelle aziende hanno iniziato a comparire infrastrutture iperconvergenti (HCI), in grado di utilizzare servizi cloud interni e esterni – ovvero cloud privati e pubblici, ma anche colocation, ovvero data center in outsourcing – in modalità ibrida. Inoltre, tra queste aziende è particolarmente comune anche un modello misto di cloud privato, cloud pubblico e data center tradizionale.

    Gli esperti del settore giungono quindi alla conclusione che in futuro sarà meno la tecnologia e più il modello di business a decidere dove far risiedere dati e applicazioni. Oltre al cloud e al data center centrale, questa analisi contempla anche l’edge computing.

    Dentro o fuori dal cloud?

    Mentre all’inizio regnava l’idea che il cloud avrebbe ampliato il data center esistente e addirittura lo avrebbe completamente sostituito in un futuro più o meno prossimo, ora è riconosciuto che la collaborazione tra data center locale, colocation e servizi cloud sarà necessaria ancora per molto tempo. Tuttavia, la maggior parte dei data center di proprietà dell’azienda deve essere adattata a questa modalità.

    Spesso questi progetti diventano un compito mastodontico. La decisione strategica sul modello operativo richiede un ampio lavoro di pianificazione e progettazione preliminare a seconda della ponderazione delle tre opzioni di base – on premise (incluso il cloud privato), colocation o cloud pubblico.

    E quando arriva l’Europa

    L’attesa di soluzioni, standard e fornitori europei nativi in questo mercato IT globalizzato richiede ancora molta pazienza. GAIA-X è finora non molto più che una promessa ambiziosa, mentre le trasformazioni in ambienti compatibili con il cloud e i progetti di consolidamento sono in atto da tempo.
    L’Europa si sta muovendo in modo sostenibile anche nelle tecnologie leader come Internet quantistico, che potrebbe cambiare radicalmente il mondo dei data center a lungo termine.

    Quali applicazioni gestiscono con successo operazioni miste?

    Al centro di questa decisione ci sono alcune considerazioni: quali applicazioni dovrebbero essere esternalizzate su cloud pubblici, quali dovrebbero essere mantenute nell’IT esistente dell’azienda in sede o in un cloud privato e quali dovrebbero essere esternalizzate a una colocation? Gli obiettivi saranno raggiunti rinnovando l’IT esistente o piuttosto consolidando diverse sedi? E quali architetture e standard di sicurezza dovrà seguire l’IT aziendale futuro e a cui sarà in grado di rispondere come ambiente equilibrato?

    Il fatto che queste opzioni interagiscano in modo ottimale per il posizionamento del sistema non è solo la base per un funzionamento senza problemi nel lavoro quotidiano, ma anche per la flessibilità di riequilibrare la ponderazione di on-premise, colocation e cloud al variare delle esigenze. Questo obiettivo può essere raggiunto, per esempio, per mezzo di sistemi iperconvergenti. In questo caso le risorse di calcolo, storage, rete e virtualizzazione sono combinate in un’unità definita dal software e gestite come una singola applicazione. Come risultato, infrastrutture complesse sono centralizzate e semplificate, le ottimizzazioni non sono applicate solo selettivamente ma a livello di sistema, ossia l’efficienza e le prestazioni dell’intera infrastruttura IT sono migliorate. Ma le tendenze come il serverless computing generano anche effetti significativi nell’allineamento delle considerazioni strategiche per l’IT a prova di futuro e le decisioni di localizzazione ottimale dell’IT per quanto riguarda un progetto di consolidamento coerente e ben ponderato.

    L’ambito del progetto è spesso sottovalutato

    Ogni modifica all’infrastruttura – sia perché il data center viene chiuso, ridimensionato o semplicemente trasferito – è un’occasione per implementare requisiti nuovi e aggiornati. Questi includono, ad esempio, la realizzazione di strutture conformi al GDPR, il supporto per un maggiore utilizzo dell’home working durante la pandemia, la fornitura di tecnologie come l’intelligenza artificiale (AI/A/), l’apprendimento automatico o l’automazione dei processi robotici, o migliorare la sicurezza delle risorse informatiche e di dati aziendali.

    Il successo del progetto si può stimare in base alle risposte alle seguenti domande:

    • È stata realizzata una strategia cloud?
    • Sono stati implementati obiettivi di risparmio sui costi?
    • Sedi consolidate?
    • Sicurezza migliorata?
    • Digitalizzazione dei modelli di business?
    • Applicazione di intelligenza artificiale integrata?
    • Realizzabilità futura?

    Necessità di un supporto esterno

    Il trasferimento di strutture dell’IT aziendali in un colocator o nel cloud è apparso allettante per molti decision maker perché lo sviluppo di strutture interne equivalenti richiede competenze significativamente maggiori. Tuttavia, nel frattempo è apparso chiaro che l’outsourcing è associato a limiti in termini di metodi e tecnologie che alla fine inibiscono persino l’ulteriore sviluppo del modello di business dell’azienda.

    In alternativa al costoso sviluppo di competenze interne, si può collaborare con un partner esterno. Il team di Rosenberger OSI lavora secondo questo principio affiancando i partner locali. Come specialista nella tecnologia di rete, ha e mette a disposizione il proprio know-how nello sviluppo e nella produzione di soluzioni di sistema, nonché una vasta esperienza pratica nel funzionamento di data center.

    Rosenberger OSI mette a disposizione tutte le competenze: la tecnologia di connessione basata su fibra ottica, le soluzioni di cablaggio e i servizi di infrastruttura del data center. È in grado di fornire consulenza in materia di mitigazione e gestione del rischio, servizi come la calibrazione di connessioni di rete ottiche, miglioramento delle prestazioni e dell’efficienza in base all’infrastruttura di rete e concetti di server salvaspazio che utilizzano rack ETSI.

    data center
    a cura di Matthias Reidans, senior project manager Services di Rosenberger OSI

    Epilogo

    Dopo una fase di scetticismo e successiva euforia per il cloud, sta prendendo piede una visione differenziata di questa tecnologia. Molte aziende stanno arrivando alla conclusione, per vari motivi, che il loro sviluppo aziendale sia migliore riequilibrando le opzioni di on-premise, colocation e cloud. Gli hyperscaler, che principalmente diffondono l’uso del cloud per i propri interessi, offrono poco supporto; sviluppare le proprie competenze è costoso e non può sostituire la mancanza di esperienza pratica a breve termine. È qui che un partner come Rosenberger OSI può offrire un valido supporto, con un mix ideale di competenza ed esperienza pratica.

    Autore: Matthias Reidans, senior project manager Services di Rosenberger OSI

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