Viviamo in un’era di modalità di comunicazioni senza precedenti. Dalle riunioni video alle app di messaggistica, alle piattaforme di collaborazione e alle e-mail, il numero di soluzioni per connettersi si è moltiplicato. Sebbene gli strumenti siano aumentati, una collaborazione efficace spesso sembra più difficile da raggiungere. I professionisti segnalano un “debito digitale”, vale a dire un arretrato infinito di messaggi e notifiche da leggere che ruba tempo ed energia alle attività lavorative più significative. Con l’Intelligenza Artificiale che sta rimodellando ogni aspetto del lavoro, oggi la “voce” si propone, in prospettiva, come la prossima principale interfaccia. Ecco perché in Jabra ha collaborato con la London School of Economics (LSE) per capire come i professionisti la stanno già utilizzando e come le imprese possono prepararsi a ciò che verrà di conseguenza.
Cosa mostra la ricerca sull’importanza del ruolo della voce
Insieme al Behavioural Research Lab della LSE, Jabra ha studiato come i professionisti interagiscono con l’IA generativa quando usano la “voce” rispetto al testo. I risultati rivelano che la “voce” sta emergendo come qualcosa di più di una semplice comodità e sta rapidamente diventando una delle modalità principali in cui i lavoratori interagiscono con l’IA.
Lo studio ha rivelato modelli chiari nel modo in cui le persone interagiscono con l’IA tramite la “voce” rispetto al testo. I partecipanti hanno descritto il modo di parlare con l’IA come più veloce e naturale, definendolo un mezzo intuitivo per esprimere idee senza pensarci troppo.
Anche la fiducia nell’IA è migliorata quando le persone hanno usato la “voce”. Parlare anziché digitare ha aumentato di un terzo la fiducia nelle risposte dell’IA, e molti partecipanti hanno riferito che la modalità ha reso la tecnologia più collaborativa e connessa.
I risultati hanno mostrato che il contesto conta più dell’età. I professionisti più anziani sono spesso più aperti all’uso della “voce” per le attività lavorative una volta testato, mentre quelli più giovani, che usano assistenti digitali come Siri o Alexa nella loro vita personale, sono meno propensi a fare affidamento su di essa in contesti professionali.
Aspetto forse ancora più importante, l’adozione della “voce” sta accelerando. Il 14% dei partecipanti preferiva già parlare con l’IA: un punto di svolta che suggerisce che la “voce” si sta muovendo verso un utilizzo mainstream. Se questa tendenza continua, il modo in cui lavoriamo con l’IA potrebbe apparire molto diverso in soli tre anni. E la domanda che ci poniamo, dunque, è se siamo pronti per iniziare a parlare con l’IA.
Perché è importante la voce
Questi risultati evidenziano sia la promessa, che la sfida della “voce” per utilizzare l’IA. La promessa è data da interazioni più veloci e naturali che creano fiducia e riducono la digitazione. La “voce” potrebbe persino aiutare a ridurre il “debito digitale” – in termini di messaggi e notifiche – che lascia molti dipendenti esausti.
Questo cambiamento di mentalità non avverrà automaticamente. Affinché la “voce” realizzi il suo potenziale, le imprese devono preparare le persone, comunicare una specifica cultura dell’utilizzo e individuare la corretta tecnologia.
Cosa devono fare i leader ora
Lo studio chiarisce che il raggiungimento del pieno potenziale della “voce” richiederà intenzionalità. Affinché la “voce” connessa all’IA abbia successo, le aziende devono pensare oltre la tecnologia e concentrarsi sulla progettazione. Ciò include la preparazione dei professionisti, la corretta configurazione degli spazi di lavoro e la diffusione di una cultura aziendale per un nuovo modo di interagire con l’IA.
Questo significa creare ambienti in cui parlare con la tecnologia sembri naturale e sicuro, dove i problemi di privacy siano affrontati in anticipo e dove i dipendenti capiscano quando la “voce” aggiunge valore e quando altri strumenti possono supportarli meglio. L’accuratezza della trascrizione e la chiarezza della “voce” catturata saranno anche fondamentali per quanto bene l’IA possa interpretare e agire sui comandi, rendendo gli strumenti audio di alta qualità una parte essenziale dell’ecosistema. I leader che intraprendono questi passi non solo aiuteranno i loro team ad adattarsi, ma plasmeranno anche lo scenario della prossima era del lavoro.
Un modo più umano per progredire
Secondo lo studio, la “voce” è sulla buona strada per diventare centrale nel modo in cui ci rapportiamo con l’IA entro il 2028. Ma se avrà successo o meno dipenderà dalle scelte che i leader faranno ora. Le imprese che investono in un audio affidabile, creando politiche di supporto e aiutando i dipendenti ad abbracciare il potere della loro “voce”, saranno quelle che sbloccheranno il futuro del lavoro rendendolo più produttivo e più umano. Lo studio suggerisce un orizzonte di tre anni prima che la “voce” si integri nel modo in cui svolgiamo una professione. Ciò che accadrà da qui ad allora determinerà quali società saranno pronte a guidare il cambiamento, e quali dovranno invece cercare di recuperare.
